La dimissioni di Carlo Buonauro, primo cittadino della città bruniana, sono maturate dopo giorni di vera e propria Passione. Il sindaco, che guida la città di Nola dal 2022, dopo le polemiche scatenate dalla trasmissione «Le Iene», che ha paventato ipotesi, da verificare, di voti di scambio e ingerenze nella gestione delle case popolari, ha voluto vederci chiaro prima di fare qualsiasi scelta. Il terremoto è iniziato martedì scorso, quando la consigliera Maria Rosaria Galeota, ha rimesso le deleghe all’edilizia popolare. Il sindaco, poi, nel primo pomeriggio di venerdì aveva revocato le deleghe anche agli assessori Lucianna Bruscino Napolitano e Giovanni Carrella “venuto a mancare il necessario rapporto fiduciario”. Questi provvedimenti, però, sarebbero soltanto la punta dell’iceberg di un clima di forti dissapori interni e di perplessità maturate nel primo cittadino in merito all’operato di alcuni membri della sua squadra di governo. A testimonianza di ciò, il sindaco martedì scorso si sarebbe recato in prefettura, per acquisire informazioni sui sospetti e il chiacchiericcio che imperversano per le strade di Nola, non tanto in merito alle ombre sul voto di scambio, ma sulla contiguità tra apparati amministrativi e criminalità organizzata.
La fiducia del magistrato è iniziata a venir meno nei suoi collaboratori già a partire dal provvedimento di revoca di un professionista componente del nucleo di valutazione nominato il 16 settembre, che pare avesse omesso di dichiarare di essere amministratore di una società raggiunta da interdittiva antimafia. Appena Buonauro ne sarebbe venuto a conoscenza, fatte le dovute verifiche, ne avrebbe subito disposto l’allontanamento. Sempre venerdì il primo cittadino avrebbe scritto altre due lettere a dirigenti comunali per sollecitarli a risolvere eventuali contratti in essere con ditte raggiunte da provvedimenti interdittivi antimafia, oltre che a revocare licenze, autorizzazioni o concessioni, laddove rilasciate. I dirigenti avrebbero ricevuto anche l’invito a controllare le sedi delle società interdette per scongiurarne l’operatività nonostante i provvedimenti del prefetto. Il magistrato ha voluto approfondire, poi, la veridicità delle denunce emerse in televisione, a partire dalla considerazione che le schede elettorali mostrate a supporto della denuncia parrebbero essere solo fac-simile. Viste le numerose richieste del sindaco di innalzamento dell’attenzione in merito a eventuali infiltrazioni camorristiche, viene il lecito dubbio che siano riconducibili alla visita in prefettura, che potrebbe aver fatto emergere qualche comunicazione antimafia arrivata in Comune e occultata. Insomma, le dimissioni e il ritiro di alcune deleghe, sarebbero il culmine di una serie di episodi di malgoverno e forti dissapori interni e ci sarebbero ben altro che le “Iene” dietro alla decisione sofferta di dimettersi dalla carica di sindaco, in merito alla quale decisione avrebbe venti giorni per ripensarci.
Leggendo tra le righe della lettera con la quale il primo cittadino ha comunicato le dimissioni al consiglio comunale, si rileva tutto il travaglio derivante dalla scelta, visto “che non sussistono le condizioni per proseguire, atteso che i rapporti con la coalizione non risultano più improntati a principi di correttezza e fiducia”. Il sindaco ha proseguito, poi, considerando che “l’orgogliosamente rivendicata efficacia dell’attività amministrativa di questi anni appare, purtroppo, recessiva rispetto alla constatazione del pur occasionale affievolimento della necessaria preordinazione della stessa al costante perseguimento dell’interesse pubblico” e che “in ultima e complessiva analisi che questa decisione è maturata in ragione, in primo luogo, di un consenso elettorale mai tramutatosi, probabilmente anche per i limiti caratteriali del sottoscritto, in un supporto reale della città, pur non dovendo le scelte del Primo Cittadino edonisticamente rincorrere il plauso del cangiante sentimento dell’opinione pubblica; in secondo luogo, nell’atteggiamento oltremodo ostile e distruttivo della minoranza, pur nel legittimo uso (talvolta eccessivo nei modi e nei contenuti) delle prerogative e delle aspirazioni ribaltonistiche sue proprie; infine; nelle già ricordate dinamiche nel rapporto con le forze della maggioranza non sempre caratterizzato dalla sintonia di metodi ed obiettivi”. Il forte risentimento del magistrato non è limitato alla sola maggioranza, non avendo risparmiato né l’opposizione, né la cittadinanza tutta.