Case sommerse dall’acqua, persone intrappolate e auto inghiottite dal fango. Sono le immagini scioccanti della Spagna, colpita da potenti piogge torrenziali che hanno causato morti e devastazione. Almeno 95 le vittime, quasi tutti, 92, nella regione di Valencia, 2 in quella di Castiglia-La Mancia e uno in Andalusia, nella provincia di Malaga. Tra loro ci sono anche bambini e neonati, almeno 4 nella provincia di Valencia. I corpi senza vita di due bambini e un neonato sono stati recuperati insieme a quelli dei genitori a Torrent, nella provincia di Valencia, mentre il corpo di un altro bebè è stato trovato a Paiporta, sempre nella provincia di Valencia. Non risultano a ora italiani tra le vittime. Il bilancio complessivo potrebbe aumentare perché ci sono decine di dispersi. Il governo spagnolo ha dichiarato tre giorni di lutto ufficiale, dal 31 ottobre al 2 novembre. E mentre intere famiglie sono alla ricerca dei propri cari, il premier Pedro Sanchez ha esortato i residenti a “non abbassare la guardia”. “L’emergenza continua”, ha avvertito, assicurando che saranno messe a disposizione dei territori colpiti tutte le risorse dello Stato e se necessario dell’Ue. Il re Felipe VI e la regina Letizia si sono detti “sconvolti” e hanno fatto coraggio ai connazionali che stanno vivendo ore drammatiche. Le piogge torrenziali hanno provocato cancellazione di treni e la deviazione di una cinquantina di voli. La linea dell’alta velocità tra Madrid e Valencia è stata interrotta, così come quella tra Valencia e Siviglia. Secondo il gestore del controllo del traffico aereo Enaire, circa 50 voli sono poi stati deviati, 30 dall’aeroporto di Valencia e 19 da quello di Madrid-Barajas. Circa 155mila persone sono rimaste senza corrente elettrica. L’Agenzia meteorologica statale spagnola ha stimato che in alcune località, come Utiel e Chiva, è caduta una quantità di pioggia pari a quella che può cadere in un anno intero. L’altissimo costo di vite umane ha fatto sorgere interrogativi sulla possibilità di prevenire una tragedia di queste dimensioni. I sindacati hanno denunciato che, nonostante le allerte meteorologiche, alcune aziende abbiano continuato a far lavorare gli impiegati e non li abbiano mandati a casa. La polemica è scoppiata per l’orario nel quale la protezione civile della regione di Valencia ha inviato l’allarme sui telefoni cellulari dei residenti, ovvero poco dopo le 20 di martedì. “L’allerta è arrivata tardissimo, quando era già tutto allagato e le persone erano già bloccate”, ha detto Giuseppe Grezzi, consigliere comunale italiano di Valencia, ex assessore alla Mobilità della città, “mentre pioveva forte in alcuni paesi” della regione, “c’erano ancora bambini nelle scuole”. Secondo Grezzi, consigliere comunale del partito Compromis, la Regione “non ha messo in atto le dovute misure eccezionali e di prevenzione”, “nonostante l’allerta meteo della Aemet, l’Agenzia meteorologica spagnola, ci fosse da qualche giorno”, accusando le autorità regionali del Partito popolare di non aver preso le necessarie misure preventive poiché non credono veramente nei cambiamenti climatici. La quantità d’acqua caduta sarebbe stata molto superiore a quella che era prevista. L’Agenzia meteorologica spagnola Aemet aveva innalzato il livello di allerta da arancione a rosso, il massimo, martedì alle 8 del mattino per la costa meridionale di Valencia, dove si erano già accumulati 90 litri in appena un’ora. Si trattava di un’allerta dovuta a fenomeni meteorologici già osservati, non in previsione, e si stimava che le precipitazioni potessero essere tra i 150 e i 180 litri per metro quadro, mentre secondo i dati provvisori alla fine sono caduti più di 445 litri. Alle 10 del mattino l’Aemet aveva esteso l’allerta rossa a gran parte della provincia, dove già si registravano inondazioni. L’allerta rossa è rimasta in vigore fino alle 18 tranne che per la costa, dove è rimasta in vigore fino a mezzanotte. L’evento atmosferico che ha messo in ginocchio Valencia è il cosiddetto Dana, spiegano i meteorologi. Si tratta di un fenomeno che può verificarsi in qualsiasi periodo dell’anno, ma è particolarmente pericoloso nei mesi estivi e autunnali, quando la temperatura superficiale del mare è elevata e vi è maggiore evaporazione. Tecnicamente, secondo la definizione dell’Agenzia meteorologica statale spagnola (AEMET), si tratta di una “depressione chiusa in altezza, una sacca di aria fredda, completamente isolata, che si muove in maniera indipendente, separandosi completamente dal sistema generale di circolazione dell’atmosfera”. La Depressione isolata di alto livello, o Dana (Depresion Aislada en Niveles Altos), è così definita anche in omaggio al meteorologo spagnolo Francisco García Dana, morto nel 1984. Episodi di pioggia intensa nelle zone della costa mediterranea iberica causati da questo fenomeno sono comuni e ricorrenti, a volte però possono estendersi ad altre zone dell’interno della penisola. In Spagna si ricorda ad esempio quanto accaduto nell’ottobre del 1973 nelle province di Almería, Granada e Murcia, con precipitazioni fino a 600 millimetri in 24 ore che causarono inondazioni e decine di morti. La formazione di una Dana non avrebbe a che fare con i cambiamenti climatici. Ciò non significa però che la sua formazione, e le sue conseguenze, non siano influenzate da essi. L’aria che l’evento atmosferico trova in superficie è sempre più calda e carica di maggiore umidità, derivante dall’evaporazione dal mare. Ciò fa sì che le tempeste che può generare si scarichino con maggiore violenza e intensità. Secondo uno studio di World Weather Attribution, il cambiamento climatico ha aumentato del 10% le possibilità che la Grecia subisca eventi simili e del 50% che in Libia si possano ripetere eventi tragici come l’alluvione che ha devastato il nord del Paese nel settembre 2023. Il primo bilancio dell’Agenzia Meteorologica statale spagnola fornisce cifre superiori a 300 l/m² nella zona tra Utiel e Chiva, nella regione di Valencia, dove sono stati raccolti 491 l/m² in sole otto ore. Secondo l’Aemet, si tratta di una quantità di pioggia quasi pari a quella che può cadere in un anno intero, sottolineando che queste cifre rendono la Dana che ha subito la Comunità Valenciana la peggiore di questo secolo.
“Qui le persone hanno perso tutto”, “non ho mai vissuto nulla di simile, vedi questo genere di disastri in tv, ma quando li vivi in prima persone, dovendo assistere genitori che hanno perso i figli e persone che hanno perso tutto, è diverso. Qui ci sono persone umili, alcune vivono da sole, e si domandano: ora che succede, dove andrò”, ha raccontato María Jesús Herrada Ricart, consigliera comunale di Torrent, raccontando che la sua abitazione si è salvata dall’alluvione perché si trova nella parte alta del paese. Tra la gente, ha detto, “c’è un sentimento di desolazione, di solitudine”. Il piccolo paese nella provincia di Valencia, dove i morti sono stati tra i 15 e i 20 e risultano ancora persone disperse, è rimasto parzialmente isolato per il crollo di alcuni ponti e la chiusura delle strade. Il canale che scorre vicino alla parte bassa di Torrent è straripato per la pioggia “portandosi via case e macchine”. Un altro centro tra i più colpiti è stato Paiporta, con oltre 30 morti. “È stato il giorno peggiore della mia vita”, “eravamo intrappolati come topi, le auto e i contenitori della spazzatura scorrevano lungo le strade, l’acqua è salita fino a 3 metri”, ha raccontato Ricardo Gabaldón, sindaco di Utiel. “Non mi aspettavo” una tale “gravità” delle piogge, “il messaggio di allerta sui cellulari della protezione civile è arrivato tardi, verso le 20”, “c’era un avviso di abbondanti piogge ma non mi aspettavo una cosa del genere”, ha dichiarato Gianluca Libianchi, 31enne italiano che da due anni e mezzo vive a Valencia. Il 31enne, che abita in centro città, spiega che se avesse dovuto spostarsi in macchina ieri lo avrebbe fatto, perché non era al corrente che la situazione sarebbe potuta diventare così grave. A essere colpita dalle piogge è stata principalmente l’area metropolitana e non il centro dove, racconta Libianchi, “c’è stata un po’ di pioggia solo nel pomeriggio e la sera, con qualche albero caduto”, ma nulla di più grave. In ogni caso era stato sconsigliato ai residenti di spostarsi. “Le metro sono chiuse”, ha riferito il giovane, e la gente si spostava a piedi. Per far fronte alla crisi la Spagna ha schierato 1.034 militari dell’Unità di emergenza. Circa 250 militari sono già al lavoro nelle zone più colpite, mentre gli altri 784 sono pronti a intervenire in qualsiasi momento, tra agenti della polizia nazionale, locale e Guardia civil.