Ieri 25 novembre si è celebrata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne in memoria dell’episodio accaduto il 25 novembre del 1960 nella Repubblica Domenicana, quando furono uccise le sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, Las Mariposas, attiviste politiche, trucidate per ordine del dittatore Rafael Leonidas Trujillo. Quel giorno, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono fermate dagli agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. La ricorrenza è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. Nella risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999 viene precisato che si intende per violenza contro le donne “qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata”. Le scarpe rosse, invece, diventano il simbolo della lotta contro qualsiasi abuso nei confronti delle donne, nel 2009. Nascono come installazione dell’artista messicana Elina Chauvet.
Il fenomeno della violenza sulle donne è ancora sommerso pur se le denunce sono in aumento. Il trend dei procedimenti aperti nei tribunali, infatti, è più che raddoppiato. Dall’introduzione del Codice Rosso, avvenuta nel 2019, per i reati contro le categorie deboli tra cui le donne, sono stati introdotti, nel corso del quinquennio, diversi adeguamenti e modifiche normative per accelerare le procedure di applicazione delle misure per evitare che la violenza, specie tra coniugi, conviventi e fidanzati possa degenerare nel cosiddetto ‘femminicidio’. La commissaria Capo della Polizia di Stato, Elisabetta Accardo, portavoce della questura di Roma, ha sottolineato che. “È fondamentale per le forze di polizia intercettare queste donne e convincerle a denunciare prima che il problema diventi grave. C’è un amore malato di cui le donne non si rendono conto. Il nostro compito è quello di aiutarle a capire che quel piccolo segno di violenza di cui non si rendono conto in realtà, altro non è che un primo segno che va denunciato per evitare che degeneri in un femminicidio”. La commissaria Accardo, è intervenuta anche sulle attività della Polizia rispetto ai reati da Codice Rosso, con particolare riferimento alla violenza di genere: “La Polizia di Stato è impegnata da anni per contrastare il fenomeno della violenza di genere, in tutte le sue declinazioni, da quella fisica a quella psicologica a quella economica. Abbiamo il dovere di sostenere quelle donne che hanno il coraggio di denunciare. La denuncia è un atto di coraggio, molto spesso le donne hanno paura, vergogna e timore di subire ritorsioni su di sé e sui propri figli”. “L’operatore di Polizia” – continua la funzionaria della questura di Roma – “a cui si affidano le vittime ha il dovere di rispondere a quella richiesta di aiuto per evitare che, oltre a quel dolore subiscano anche quello dell’indifferenza, della superficialità o anche semplicemente quello dell’attesa”. “La campagna ‘Questo non è amore’, che viene messa in campo ogni anno dalla Polizia di Stato, si propone come un valido strumento non soltanto di ascolto ma proprio di prevenzione per introitare, non solo nelle donne ma anche nei giovani e in chi voglia rendersi parte di un cambiamento il concetto di rispetto, che deriva dal latino ‘respicere’ che vuol dire guardare con attenzione chi è rimasto indietro”, sottolinea Accardo che ricorda: “Poco tempo fa, nel mese di ottobre, abbiamo inaugurato, al distretto di Polizia di Fidene Serpentara, ‘Una Stanza Tutta per se’; un ambiente che riproduce quella che è la logica del rispetto perché si propone come un porto sicuro in cui le donne possono trovare un rifugio e una parola d’ascolto”. Le nuove frontiere della prevenzione, repressione e tutela della parte offesa, passano anche per il controllo dei ‘maltrattanti’ attraverso i dispositivi elettronici, come spiega la giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, Emanuela Attura: “Sono una giudice di quelle che ha sempre utilizzato lo strumento di controllo elettronico. Credo nell’efficacia del dispositivo di controllo da remoto, mi sono capitati diversi casi in cui dopo l’applicazione, in cui la violazione del divieto di avvicinamento imposto, ha fatto immediatamente scattare l’intervento delle forze dell’ordine che hanno arrestato in flagranza il soggetto che ha provato ad avvicinarsi, violando il limite imposto dei 500 metri di distanza, alla vittima”.
Nel primo semestre 2024 si registra un trend in crescita per le violenze sessuali, che aumentano dell’8%, passando dai 2.991 episodi del primo semestre 2023 ai 3.229 dell’analogo periodo del 2024. Anche in questo caso, disaggregando i dati per genere della vittima, continuano a risultare largamente predominanti le vittime femminili che nella fattispecie raggiungono l’incidenza più elevata nell’ambito dei reati spia, con il 91% in entrambi i semestri a confronto. È quanto si legge nel report “Il pregiudizio e la violenza contro le donne” del Ministero dell’Interno – Dipartimento di Pubblica sicurezza, Direzione centrale della Polizia criminale, servizio analisi criminale. Di queste, nei primi sei mesi del 2024, il 28% risulta minorenne e il 77% di cittadinanza italiana. Relativamente al reato di atti persecutori nel primo semestre 2024 si registra un incremento del 6% dei delitti commessi, che sono stati 9.914 a fronte dei 9.359 dell’analogo intervallo temporale del 2023. L’incidenza delle vittime donne si attesta al 74% in entrambi i periodi. In particolare, nel primo semestre 2024, il 95% delle vittime di genere femminile (74% del totale delle vittime) è rappresentato da donne maggiorenni e l’89% da donne di cittadinanza italiana. Relativamente ai casi di revenge porn, nel primo semestre del 2024 si registra un incremento dei delitti commessi pari al 22% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, con una forte preponderanza delle vittime di genere femminile che mostrano un’incidenza del 68%, in aumento rispetto al 62% registrato nel primo semestre 2023. Nel caso del reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi, i dati dei primi sei mesi del 2024 evidenziano un incremento rispetto allo stesso arco temporale dell’anno precedente, passando da 11.808 casi registrati nel primo semestre 2023 a 13.541 episodi (+15%), mentre l’incidenza delle vittime di genere femminile resta costante (81%) in entrambi i periodi. Per ciò che attiene alle vittime, quelle di genere femminile risultano di gran lunga le più colpite, facendo registrare un valore pari all’81% del totale; di queste, nel primo semestre 2024, il 93% risulta maggiorenne e il 77% di cittadinanza italiana. Nel primo semestre 2024 la costrizione o induzione al matrimonio registra un significativo incremento, pari al 67% rispetto all’analogo intervallo dell’anno precedente. Un aumento che può essere interpretato anche sotto il profilo del fisiologico processo di progressiva applicazione della nuova norma, basata su una crescente consapevolezza delle vittime che denunciano maggiormente. Nei primi sei mesi del 2024 si evidenzia un decremento pari al 2% dei delitti connessi alle lesioni permanenti al viso, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. L’incidenza delle vittime di genere femminile, pur attestandosi, per i suddetti motivi, al 26%, mostra tuttavia un aumento rispetto allo stesso periodo del 2023, quando aveva fatto registrare il 13%. Le vittime donne, tutte maggiorenni, risultano per il 56% di cittadinanza italiana.
Le aziende italiane sono sempre più sensibili al tema delle molestie sul lavoro ma solo il 26,2% si è dotata di una politica scritta contro il fenomeno e oltre la metà non ha un sistema sicuro e anonimo per segnalare gli episodi. È quanto emerge dall’analisi “La prevenzione delle molestie sul lavoro nelle aziende: un’emergenza silenziosa” realizzata da Assosomm e 6libera, in collaborazione con il Censis in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Lo spiega il ricercatore del Censis Giulio De Rita: “Dall’analisi effettuata su un panel qualificato di aziende, emerge che la consapevolezza di quanto sia importante questo tema è molto alta e non credo ci siano ipocrisie, ormai è un tema diffuso. Ma quello che è carente è un’attivazione di politiche attive per prevenire le molestie sul lavoro. Questo è tutto un cammino che bisogna cominciare a fare”. Una consapevolezza, spiega De Rita, che spesso si ferma alle parole e alle dichiarazioni di principio senza effetti concreti sulla vita di lavoratori e lavoratrici. “C’è un gap enorme tra la consapevolezza e l’azione – ha sottolineato Dhebora Mirabelli, Presidente dell’Osservatorio contro le molestie e violenze sul lavoro 6libera.org – Le aziende sanno che il problema esiste, ma non stanno facendo abbastanza per risolverlo. Dobbiamo fornire strumenti e azioni per supportarle e incentivarle a informare i lavoratori e le lavoratrici e fare prevenzione”. Interessante rilevare inoltre come il 64,6% delle aziende coinvolte nel panel, non offra alcuna formazione specifica ai dipendenti sulla prevenzione delle molestie, lasciando i lavoratori non preparati di fronte a situazioni potenzialmente traumatiche. Inoltre, oltre la metà delle aziende non ha sistemi sicuri e anonimi per segnalare episodi di molestie, che possano contribuire a ridurre le vittime al silenzio e alla paura di ritorsioni.