Napoli, esplosione in una fabbrica di fuochi d’artificio a Ercolano: tre morti

Il deposito esploso

Tre persone sono morte nell’esplosione di un capannone a Ercolano: un 18enne, Samuel Tafciu e due gemelle di 26 anni Sara e Aurora Esposito. Sara e Aurora venivano da Marigliano, Tafciu era albanese e aveva 18 anni. Dopo aver conosciuto la compagna aveva messo su famiglia a Ponticelli ed era diventato padre di una bambina da cinque mesi. Aurora aveva una figlia di 4 anni. Lo scoppio è avvenuto in un deposito abusivo di fuochi d’artificio sito in via Patacca 94, nei pressi del confine con il comune di San Giorgio a Cremano. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco e i Carabinieri della tenenza di Ercolano. Le vittime sono tutte e tre giovani. L’esplosione è avvenuta in un capannone (in un’area agricola a cavallo tra Ercolano e San Giorgio a Cremano) che era stato allestito recentemente. Secondo quanto si è appreso l’onda d’urto ha proiettato il corpo del 18enne a decine di metri dal luogo della deflagrazione. La salma è stata recuperata e poi trasferita al secondo policlinico di Napoli dove verrà sottoposto a esame autoptico. Successivamente sono state recuperate anche le salme delle due donne. I lavori di recupero dei corpi delle vittime sono stati difficili, interrotti più volte dalla presenza di pericoloso materiale pirotecnico. Nella mattinata del giorno dopo sono proseguiti i sopralluoghi degli artificieri. L’area che conduce al luogo è stata chiusa al passaggio pedonale e veicolare per consentire le operazioni peritali e di soccorso. Una scuola per l’infanzia vicina al luogo in cui è avvenuta la tragedia è rimasta chiusa in via precauzionale.

Identificato, nel frattempo, il proprietario del deposito che era stato adibito abusivamente alla produzione e al confezionamento dei fuochi d’artificio: è un trentottenne che rischia ora di essere indagato per omicidio plurimo e disastro colposo. Accompagnato dal suo avvocato, non ha voluto rilasciare dichiarazioni agli inquirenti. La sua posizione ora è al vaglio del sostituto procuratore di Napoli Vincenzo Toscano. Sono in corso le indagini sull’origine dell’esplosione: non ci sono ancora indicazioni su come si sia innescato lo scoppio. L’area, per motivi di sicurezza è interdetta al passaggio dei veicoli e delle persone. Nelle prossime ore è prevista la bonifica da parte degli artificieri dell’arma dei carabinieri, mentre i vigili del fuoco procederanno alla rimozione delle macerie. Successivamente si procederà alla messa in sicurezza della zona. I tre giovani erano tutti e tre al primo giorno di lavoro. Non erano professionisti, ma erano stati arruolati alle prime armi per l’occasione. Nel capannone, inoltre, c’era un’ingente quantità di fuochi stoccati ma non è ancora chiaro cosa sia successo subito dopo la pausa pranzo, orario dell’esplosione. “Una morte di chi accetta un lavoro che lavoro non è. Se confermato quanto emerso in queste ore, i tre ragazzi non potranno nemmeno essere iscritti nella lista delle morti bianche, ma in quella dei tanti fantasmi del lavoro senza regole, senza sicurezza e senza futuro”, ha spiegato Peppe Jossa, sindaco di Marigliano, paese d’origine di due delle tre vittime. Solo dodici giorni fa è esploso un altro deposito nascosto di fuochi d’artificio a Quarto. Tanti anche i sequestri: solo nella prima settimana di novembre 36 chili a Napoli e 186 pezzi a San Marcellino, nel casertano. Il sindaco di Ercolano ha escluso che siano state prodotte richieste di autorizzazione per la fabbricazione di fuochi. “Una scena di devastazione e distruzione ma anche di grandissimo dolore, che ti rimane nel cuore e nella testa”. Queste le parole di Ciro Bonajuto, sindaco di Ercolano, dopo l’esplosione in Contrada Patacca che ha causato il decesso di due gemelle di 26 anni e un 18enne di origini albanesi, nessuno residente a Ercolano. “Conta poco dove fossero residenti i ragazzi, quello che mi frantuma il cuore è che dei giovani non possono morire così. A nessuna autorità risultano richieste di autorizzazione per produzione fuochi d’artificio Noi abbiamo verificato la proprietà dell’immobile, ma non so dirle se si svolgesse l’attività imprenditoriale all’interno. Qui confezionavano fuochi d’artificio, ma se non sono mai arrivate richieste di autorizzazione significa che dobbiamo insegnare ai giovani che la via maestra, anche se la più lunga, è quella della legalità e del rispetto delle regole affinché quanto accaduto stasera non possa più accadere. Mi sento il cuore a pezzi, perché penso alla morte di ragazzi giovanissimi. Sono accanto alle famiglie. Questo è il momento del dolore e del rispetto, poi ci sarà anche il momento delle verifiche, perché dei ragazzi non possono morire così. Basta ascoltare le urla di dolore della madre delle due ragazze – conclude Buonajuto – per capire quanto immane sia questa tragedia”.

«Voglio le mie figlie. Sara e Aurora, rispondete. Le voglio prendere io, non mi muovo da qua. Non è vero, è tutto un sogno…», dice Lucia Esposito, la madre delle gemelle, mentre è saltata la corrente elettrica in zona. Mario invece è il compagno di Aurora: «Io lavoro fuori, mi hanno chiamato e sono corso qui. Non so quello che è successo, in realtà io sapevo che lei stava lavorando in un’impresa di pulizie». «Chi lo dice a mia nipote che non ha più un padre?», si dispera Anna Campagna, la suocera di Samuel. «A 18 anni non si può perdere la vita così. Era il primo giorno di lavoro e guardate che è successo. Voleva mantenere la famiglia, aveva trovato questo lavoro tramite amici. È successo tutto tra sabato e domenica. Samuel aveva fatto il magazziniere per tre mesi, ma non aveva percepito lo stipendio. Lui, mia figlia e la bambina vivono con me. Ma io ho altri 4 figli, che posso fare? Compro il latte e i pannolini per la bambina. E poi?», dice. Le salme delle due gemelle sono state recuperate vittime dopo la sospensione dei lavori per il timore di altri scoppi, visto che l’area era disseminata di polvere pirica e botti inesplosi.

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