La Regione Campania stanzia 1,7milioni di euro per la campagna apistica 2023 e 2024.

L'Apicoltura un settore da salvaguardare e valorizzare.

di Giovanni De Gennaro
8 Minuti di lettura

L’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania Nicola Caputo a margine della seduta di Giunta nel corso della quale è stata approvata la delibera sul settore apistico regionale, annuncia lo stanziamento da parte della Regione Campania di 1,7milioni di euro per le campagne apistiche 2023 e 2024. Nello specifico le somme destinate per il 2023 ammontano a 860.680,46 euro, mentre quelle per il 2024 a 854.024,77 euro.

Le parole dell’Assessore Nicola Caputo sull’argomento sono chiare ed incisive e vanno a toccare i temi caldi di questo settore: “L’apicoltura è un’attività di rilevante importanza economica in moltissime realtà della nostra regione, utile per la conservazione dell’ambiente naturale, dell’ecosistema e dell’agricoltura in generale. Il comparto in questi anni è cresciuto per numero di operatori e per alveari allevati e si colloca tra le prime apicolture regionali. Abbiamo predisposto di concerto con le associazioni presenti sul territorio e il tavolo apistico appositamente costituito in regione, un sottoprogramma apistico della Regione Campania per il periodo 2023-2027nel quale sono indicate, per ciascun anno del triennio, le iniziative da realizzare nell’ambito di ciascun intervento ed azione. Già nelle prossime settimane saremo pronti con i bandi di attuazione al sottoprogramma regionale per dare supporto ad un settore fondamentale che vogliamo salvaguardare e valorizzare. Consapevoli che le api giocano un ruolo essenziale negli ecosistemi: un terzo del nostro cibo dipende dalla loro opera di impollinazione e se questi preziosi insetti sparissero, le conseguenze sulla produzione alimentare sarebbero devastanti. Dunque, Save the Bees per l’ambiente, per la nostra agricoltura e le buone pratiche sostenibili.

Ma facciamo un passo indietro, cercando di chiarire cosa sia l’apicoltura.

In effetti l’apicoltura è di fatto l’allevamento di api allo scopo di sfruttarne i prodotti che da loro derivano e che nell’alveare si concretizzano; l’alveare a sua volta è costituito da un’arnia popolata da una famiglia di api, cioè il fulcro preponderante dell’attività apistica. Le specie di api allevate a scopo produttivo sono diverse tra loro e di varia natura; ma quella maggiormente utilizzata e selezionata nel tempo in base alla sua produttività è l’ape europea meglio conosciuta come ape mellifera, cioè la specie del genere Apis più diffusa al mondo.

Il mestiere dell’apicoltore a sua volta consiste sostanzialmente nel procurare alle api ricovero, cure, e vegliare sul loro sviluppo. In cambio egli raccoglie una quota discreta del loro prodotto, consistente in: miele, polline, cera d’api, pappa reale, propoli, veleno.

L’apicoltura è riconosciuta in Italia come “Disciplina per l’apicoltura” , secondo quanto stabilito dalla legge 24 dicembre 2004 n. 313, la quale evidenzia l’apicoltura come attività di interesse nazionale utile per la conservazione dell’ambiente naturale, dell’ecosistema e dell’agricoltura in generale ed è finalizzata a garantire l’impollinazione naturale e la biodiversità di specie apistiche, con particolare riferimento alla salvaguardia della razza di ape italiana o ape ligustica Apis mellifera ligustica Spinola che è una sottospecie dell’ape mellifera” e delle popolazioni di api autoctone tipiche o delle zone di confine. L’apicoltura contribuisce inoltre, alla salvaguardia della biodiversità vegetale, infatti si stima che almeno diecimila specie di piante si sarebbero già estinte se non ci fossero le api.

In Campania l’apicoltura viene disciplinata dalla Regione, con  legge 29 marzo 2006, n. 7 e va a stabilire gli interventi necessari per l’incremento, lo sviluppo e la salvaguardia dell’apicoltura che è considerata attività imprenditoriale agricola a tutti gli effetti, anche se non correlata necessariamente alla gestione del terreno. L’apicoltura inoltre, avendo caratteristiche e finalità proprie, è strettamente collegata al settore agricolo quale fattore insostituibile nei processi di impollinazione per il miglioramento qualitativo e quantitativo delle produzioni agricole.

Gli apicoltori in Campania tra loro associati e facenti parte dell’Apas sono 440 e gli alveari gestiti 48.000, ed hanno lo scopo di garantire standard qualitativi e di gestione tra loro conformi alle normative vigenti sul territorio Campano e Nazionale.

Ma cosa rende questo settore cruciale per la nostra agricoltura e non solo?

Beh se riportiamo alla mente le apocalittiche parole di Albert Einstein, comprendiamo immediatamente l’importanza di questo piccolo e laborioso insetto: “Se le api scomparissero dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita.”

Ed in effetti è proprio così, le api sono di fatto la prima linea della catena alimentare senza la quale verrebbe irrimediabilmente meno la nostra stessa esistenza sul pianeta terra, in quanto garantiscono l’impollinazione dei vegetali e la proliferazione degli stessi; infatti il 70% della produzione agricola mondiale, quindi del cibo che portiamo in tavola dipende proprio dagli impollinatori.

Pertanto la loro vita è cruciale per noi, non solo da un punto di vista economico ma soprattutto per il necessario e delicato equilibrio del nostro già precario ecosistema.

Ma purtroppo da tempo il problema della moria delle api diventa ogni anno sempre più attuale e rischia di compromettere la produzione agricola mondiale e non solo. Infatti in Italia già dal 2000  si sono susseguite numerose segnalazioni di gravi fenomeni di spopolamento degli alveari in diverse aree agricole imputabili ad avvelenamento; tra i vari principi attivi indagati ci sono sicuramente i neonicotinoidi, utilizzati in agricoltura per l’eliminazione di vari parassiti ed insetti dannosi per l’agricoltura, ma che alla fine dei conti si sono rilevati estremamente tossici e dannosi anche per le api.

A questi si sono aggiunti negli ultimi tempi anche i cambiamenti climatici, con il conseguente riscaldamento globale, che oggi minaccia gravemente la sopravvivenza degli impollinatori, costretti a migrare ripetutamente in cerca di habitat più freschi.

Altri contraccolpi arrivano dallo stravolgimento delle stagioni con primavere anticipate e freddo fuori periodo, ciò comporta avere polline e nettare sui fiori a disposizione delle api quando non sono ancora pronte a raccoglierlo e invece fioriture vuote quando dovrebbero alimentarsi, con effetti sulla capacità produttiva e riproduttiva, ma anche sulla resistenza alle malattie. Di fatto ciò ha comportato, la proliferazione dei cosiddetti parassiti dell’alveare, dalla Varroa alla Vespa vellutina, all’Aethina tumida micidiali per le api.

Al momento nel mondo negli ultimi cinque anni sono scomparsi 10milioni di alveari, cioè stiamo parlando di circa 2milioni all’anno, di cui oltre 200mila solo in Italia.

Da ciò si comprende come risulti essere fondamentale e necessario il riconoscimento dell’apicoltura come sistema fondante della nostra agricoltura e da qui l’opportunità di ulteriori investimenti nel settore, per garantire in futuro il necessario sostentamento alla nostra specie.

Share This Article
Leave a Comment