Napoli si è trasformata in una città blindata in occasione del G7 dei ministri della Difesa, in corso nella storica cornice di Piazza del Plebiscito e Palazzo Reale. L’incontro, che durerà fino a domenica, ha visto un massiccio dispiegamento di forze di sicurezza a protezione della cosiddetta “zona rossa”, ma nonostante ciò la tensione è esplosa nella giornata di oggi quando, poco dopo le 18, i manifestanti sono riusciti a superare le barriere, raggiungendo piazza Carità.
Il corteo, composto principalmente da attivisti contrari alle politiche belliche e alle decisioni prese durante il summit, ha tentato di spingersi oltre, cercando di avanzare lungo via Toledo in direzione di Piazza Trieste e Trento. Qui, però, l’avanzata è stata fermata dalla polizia con una “carica di alleggerimento”, termine usato per indicare un intervento mirato a disperdere la folla e a ristabilire le distanze tra manifestanti e forze dell’ordine. La situazione si è rapidamente intensificata, con la polizia che ha fatto largo uso di lacrimogeni, sotto una pioggia battente.
I manifestanti, protetti da grossi cartoni usati come scudi, hanno lanciato pietre e bottiglie contro il cordone di polizia, a cui le forze dell’ordine hanno risposto con cariche e l’uso di manganelli. Tuttavia, al termine degli scontri, non sono stati registrati feriti da entrambe le parti. Il corteo, che contava oltre 2.000 persone secondo gli organizzatori, si è disperso poco dopo. Gli attivisti hanno rivendicato la violazione delle misure di sicurezza imposte dalla Questura, ribadendo con forza il loro messaggio: “Il G7 della guerra non è il benvenuto a Napoli”.
Il vertice del G7 a Napoli è stato già oggetto di forti critiche nei giorni precedenti, con gruppi pacifisti e movimenti contrari alle politiche militari che hanno organizzato diverse proteste in città. Tra i temi discussi nel summit, infatti, figurano questioni legate alla sicurezza internazionale, con particolare attenzione ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente, nonché alla cooperazione tra i paesi membri del G7 per la difesa comune. Questo ha attirato l’attenzione di diverse organizzazioni che vedono nel G7 un simbolo delle politiche di guerra e dell’aumento delle spese militari.
La città partenopea, scelta per il prestigio storico del suo centro, si è però ritrovata al centro di un teatro di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Non è la prima volta che il G7 suscita proteste così accese: già in altre città ospitanti, come Genova nel 2001, ci sono stati violenti scontri, e Napoli non fa eccezione.
Le reazioni agli scontri sono state immediate. Da una parte, le autorità hanno difeso il massiccio dispositivo di sicurezza messo in atto per garantire la riuscita dell’evento internazionale, sottolineando che le forze dell’ordine hanno operato con professionalità, evitando escalation più gravi. Dall’altra, i gruppi organizzatori delle proteste hanno denunciato l’uso della forza e il clima di repressione, accusando il governo italiano di non rispettare il diritto al dissenso.
Fonti locali riportano che l’intero centro di Napoli è stato presidiato per giorni, con il divieto d’accesso per i non autorizzati e un rigido controllo su ogni movimento in prossimità della “zona rossa”. Questa situazione ha creato disagi anche per i cittadini, già provati da un contesto di traffico congestionato e restrizioni.
L’episodio di oggi non sembra aver messo fine alla mobilitazione: ulteriori manifestazioni potrebbero verificarsi nelle prossime ore, in un clima che resta carico di tensione, sia per la presenza delle delegazioni internazionali sia per la determinazione degli attivisti a far sentire la propria voce.