Juventus-Napoli, Conte: “Noi pronti a sporcarci l’abito”

Alla vigilia del match contro la Juventus, Antonio Conte ha parlato in conferenza stampa, analizzando la sfida, mai banale, contro i bianconeri.

Poco prima dell’inizio della conferenza stampa, mister Conte ha voluto dedicare un pensiero al compianto Totò Schillaci, scomparso lo scorso giorno all’età di 59 anni: “Vorrei rivolgere un pensiero alla scomparsa di Totò Schillaci a soli 59 anni, viene a mancare un calciatore, una persona che per noi del sud è stato un emblema durante i Mondiali del 1990, una persona che ce l’aveva fatta ad arrivare in alto, per noi tutti del sud rappresentava un grandissimo esempio. Sono rattristato e dispiaciuto, ho avuto la fortuna di giocare con lui alla Juventus nel 1991 a 21 anni: era già un giocatore affermato, mando un pensiero alla famiglia per la perdita di una ottima persona”

Momento di crescita? “Come ho detto già prima del Cagliari, penso che un po’ per tutte le squadre il fatto che il mercato sia finito tardi c’è una fase di assestamento, tanti giocatori nuovi sono arrivati negli ultimi giorni e serve assestarsi dopo tre partite a mercato aperto. Tutti stiamo lavorando sodo per trovare la giusta quadra, amo dire che chi ha tempo non aspetti tempo, ogni partita vale tre punti e “dietro” al fatto che stiamo cercando tutti di assemblare le squadre, c’è bisogno di vedere ottime prestazioni e fare punti, sono i punti che varranno a fine campionato. Mi aspetto di dare continuità, continuare a crescere sotto tanti punti di vista, non fermarci a ciò che è stato lo 0-4 di Cagliari, non illuderci perchè ogni santa partita è un test per dimostrare di essere sulla retta via”

Un esame per entrambe? “lo penso che ogni test lo sia, lo è stato a Cagliari per alcuni aspetti comportamentali, a livello ambientale è stato difficile. Ogni test diventa un esame tattico o tecnico, temperamentale, ogni partita è un test che dobbiamo affrontare con la massima serietà possibile a prescindere dall’avversario”

Sulla sfida con la Juventus? Ci auguriamo possa essere una sfida che possa contare qualcosa, un valore importante per loro e per noi. Oggi è presto per dirlo, penso si parta su due livelli diversi: rispetto allo scorso anno ci sono 18 punti da recuperare, da parte loro e nostra c’è voglia di rivalsa. Non penso che una squadra come la Juventus si possa accontentare del terzo posto a distanza siderale dall’Inter. Noi non possiamo pensare di finire a 40 punti dall’Inter, a 18 dalla Juventus e a tanti dalle altre che ci hanno preceduto. Partiamo da due livelli differenti, ma speriamo che al ritorno magari si possa parlare avendo più certezze alla mano”

Come sta vivendo emotivamente la vigilia? “Inevitabile, la mia storia parla chiaro e parla di 13 anni da calciatore li, sono stato anche capitano e abbiamo vinto tutto. Ho avuto la possibilità di fare tre anni da allenatore in un periodo difficile per la Juventus, aprendo un ciclo poi diventato storico. Faccio parte della storia della Juventus, per ciò che ho dato, è inevitabile: da calciatore è più semplice scegliere la propria squadra, penso a Bruscolotti che ha sposato il Napoli, a Maldini co/ Milan, a Baresi col Milan, Totti a Roma. Poi da allenatore è difficile quasi impossibile decidere la propria carriera: ho fatto tre anni alla Juventus, poi piazze differenti che ho sempre sposato e onorato alla grande, diventando il primo a difendere i colori. Oggi ho il piacere immenso di allenare il Napoli, io sono del sud e rappresenta un motivo di orgoglio. La storia non si cancella, ci sarà emozione per me nel tornare in quello stadio che ho inaugurato da allenatore: sarà la prima volta per me con i tifosi, l’ho fatto quando c’era il Covid. Sarà sempre una grande emozione, come in futuro sarà bello riaffrontare il Napoli da avversario, mi auguro tra un bel po”

Ci saranno nuovi moduli? “Dobbiamo indossare un bell’abito, abbiamo il piacere e la voglia con i ragazzi di offrire un bello spettacolo. Inevitabile che durante la partita devi essere pronto a sporcarti l’abito, sai che ci sono situazioni in cui se non c’è giusta cattiveria e concentrazione…bisogna essere bravi a sporcarsi, sapendo che ne hai uno bello addosso. È un bel connubio per le squadre che vogliono vincere, ci sono momenti della partita: penso all’Inter ieri, è andata a Manchester col City alternando momenti in cui giocava e momenti in cui si difendeva in 25 metri dimostrando di essere una squadra con la S maiuscola. Non si può indossare un solo abito e pensare di essere vincenti, noi stiamo iniziando a capirlo: lo scorso anno si pensava molto ad attaccare e c’era disequilibrio, o comunque non c’era voglia feroce di ricompattarci per difenderci. Ci stiamo lavorando su, se vogliamo essere competitivi dobbiamo migliorare”

Il Napoli ha maggiore fisicità e quanto può contare? “Sicuramente qualcosa è cambiato dallo scorso anno, ci sono stati 12-14 giocatori in uscita e 7-8 in entrata, è cambiato anche nella scelta di alcuni giocatori prendendone alcuni con determinate caratteristiche. Il fisico è importante, il calciatore top dev’essere forte, veloce e resistente, oltre la qualità. Noi dobbiamo essere una squadra forte, veloce e resistente per essere al top. Stiamo cercando di lavorarci, ci sono stati dei cambiamenti e sono arrivati calciatori nuovi che stiamo cercando di inserire su una base di
10-12 giocatori che con la società abbiamo voluto confermare”

La Juventus di Thiago Motta? “Raccoglie una eredità pesante, di un allenatore come Allegri che ha scritto pagine di storia. Allenare la Juventus non è mai banale, ti chiedono sempre di vincere come con Milan e Inter. Thiago Motta è stato un mio calciatore in Nazionale all’Europeo, mi fa sorridere e rattristare perchè sto diventando vecchio quando in panchina c’è un mio ex calciatore. A Bologna ha fatto benissimo, gli auguro il meglio umanamente ma non nelle partite in cui siamo avversari”

Non giocare le Coppe è un vantaggio? “A me piace dire la verità, c’è un vantaggio ed uno svantaggio: lavorativamente, per me che sono al primo anno in una nuova squadra, posso farlo di più senza preparare tre partite a settimana. Quando arrivi in un nuovo club, hai bisogno di tempo per conoscere tutti e lavorare sulle tue idee. Soprattutto dopo l’arrivo di diversi calciatori negli ultimi giorni, avessimo dovuto fare tre partite a settimana saremmo stati fregati. Positivamente penso a poter lavorare per tutta la settimana. Ma lo svantaggio è una rosa non competitiva come quella per chi partecipa in Europa: invece di avere 25-26 giocatori di livello ne hai 16-18”

Su McTominay e Neres? “Più tempo passa, più entrano dentro la nostra idea di calcio. Aver lavorato durante la sosta con David e questi dieci giorni con Billy e Scott è stato positivo, hanno iniziato a capire un po’ l’idea di calcio che vogliamo fare. Hanno iniziato ad adattarsi alla tipologia di lavoro a livello fisico e metabolico. Sono contento perchè ho ragazzi che sono ricettivi, apprendono, sono ragazzi che ci possono dare un buon apporto”

Sul match? “Tutti vorremmo la partita perfetta e fare quattro gol senza subire un tiro, mi auguro un giorno di poterla giocare col totale dominio della palla, facendo 3-4 gol senza concedere occasioni. Però sapete che è difficile, il campionato italiano è tattico e tutti preparano l’avversario. Ci sta di lasciare qualcosa, riuscissimo ad essere ermetici a parte Verona, e subire un solo gol in tre partite, io ci metterei la firma”

Kvaratskhelia andrebbe tutelato? “Odio il gioco violento, non mi sono mai permesso di fare una entrata per far male, non è da uomini. E non mi sono mai permesso di dire ad un mio giocatore di spaventare un avversario con un fallo violento. Prima era una cosa più rustica, forse è capitato a Cagliari con un fallo intimidatorio su Kvaratskhelia dopo mezzo minuto. Larbitro non deve avere paura di sanzionare con un giallo o un rosso, può accadere dopo un secondo o dopo mezzo minuto. Se si mette a rischio l’incolumità del giocatore, si sanziona. Non penso che Zappa volesse far male a Kvaratskhelia, non lo voglio pensare. Però forse il giallo c’era, in quei casi serve sanzionare perchè si protegge il gioco ed i giocatori di più talento”

Un aneddoto con Schillaci? “Ci sono ricordi che cerchi di custodire gelosamente: appena arrivato a Torino da Lecce, era inevitabile legare con lui, si rese molto disponibile. L’aneddoto è che per me erano tutti dei campioni e gli davo del voi ai compagni di squadra. lo lo vedevo come un idolo, per quanto fosse molto umile e si mise a disposizione”

Lo spirito di gruppo ha esaltato i nuovi e consolidato chi già c’era? “Sarà sempre l’arma vincente di chi ha l’ambizione di essere competitivo per fare qualcosa di importante: 10 spirito di gruppo e l’unione, la voglia di aiutarsi nel momento di difficoltà, io in precedenza vi ho detto di aver trovato un gruppo di ragazzi per bene senza personalismi o egoismi. Da questo punto di vista è stato più semplice cercare di battere su alcuni tasti. Lo spirito di gruppo si costruisce nel percorso, anche nelle cadute perchè c’è da tirare fuori le cose negative, per affrontarle poi migliorando in maniera onesta. Per formare la coesione, la comunicazione deve essere sempre molto diretta, sincera e onesta. Meglio una brutta verità che una bella bugia, nel rapporto viene a galla: in futuro quando ci si rincontrerà bisognerà guardarsi negli occhi. La brutta verità aiuta a costruire qualcosa”

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