Con la Legge di bilancio 2025 ci sarà lo stop alla misura Decontribuzione Sud ossia allo sconto sui contributi per i datori di lavoro delle regioni del Sud. L’abolizione della Decontribuzione Sud porterà ad un aumento stimato dell’8% del costo del lavoro nel Mezzogiorno, con pesanti ripercussioni sull’intera filiera economica. Questo incremento potrebbe tradursi in un aumento dei prezzi dei beni di consumo e in una riduzione dei livelli occupazionali. Le misure alternative previste nella Legge di Bilancio 2025 per il Mezzogiorno sono considerate insufficienti dagli operatori del settore, in quanto riducono le risorse destinate allo sviluppo imprenditoriale e al superamento del divario produttivo con il resto del Paese.
Le imprese colpite esprimono profonda preoccupazione per la proposta di abrogazione della Decontribuzione Sud a partire dal 1° gennaio 2025, come previsto dalla bozza della Legge di Bilancio presentata alla Camera. Questa decisione rischia di destabilizzare l’intero tessuto economico meridionale. Da più parti si lanciano appelli ai rappresentanti politici affinché intervengano per scongiurare i danni derivanti dai tagli previsti dalla nuova Legge di Bilancio. La Decontribuzione Sud ha consentito alle aziende meridionali di crescere, investire e mantenere livelli occupazionali stabili, soprattutto in un periodo difficile segnato dalla crisi climatica e dall’emergenza siccità. La decisione di abolire anticipatamente la Decontribuzione Sud abbia stravolto la pianificazione strategica di molte aziende del territorio. Le imprese avevano strutturato i propri piani industriali contando sugli sgravi previsti, anche per far fronte all’aumento dei tassi BCE conseguente al conflitto ucraino. La mancanza di queste risorse potrebbe comportare un aumento dei costi dei prodotti finiti, perdita di competitività e riduzione dei posti di lavoro. Il provvedimento potrebbe avere un impatto devastante nei confronti di imprese che hanno puntato sulla crescita del personale e sulla qualità del lavoro.
Secondo la SVIMEZ, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, l’abrogazione della Decontribuzione Sud comporterà una riduzione di 5,3 miliardi di euro di risorse destinate al Sud Italia nel triennio 2025-2027. La Decontribuzione Sud, introdotta dalla Legge n. 178 del 2020, si è dimostrata uno strumento cruciale per la crescita economica del Mezzogiorno, favorendo l’occupazione e gli investimenti nel settore agroalimentare. La legge prevedeva sgravi contributivi per le imprese fino al 2029, con una riduzione graduale al 10% per il biennio 2028-2029.
L’obiettivo principale dell’agevolazione era quello di favorire la crescita economica e l’occupazione stabile nelle aree caratterizzate da maggiori difficoltà economiche e sociali, come Campania, Calabria, Puglia, Sicilia, Basilicata, Abruzzo, Molise e Sardegna. Introdotta inizialmente con il Decreto Agosto (DL n.104/2020), la Decontribuzione Sud è stata prorogata per diversi anni e, attualmente, è prevista a livello normativo fino al 31 dicembre 2029, a meno della proposta di abrogazione a partire dal 1° gennaio 2025.
Con la Legge di bilancio si prevede che la decontribuzione rimarrà in vigore solo fino al 31 dicembre 2024. Tuttavia il Governo ha già pensato a delle misure alternative con l’intento di sostenere gli investimenti nelle aree svantaggiate. A oggi, la misura Decontribuzione Sud rappresenta uno strumento cruciale per stimolare il mercato del lavoro e supportare la ripresa economica nel Sud Italia, promuovendo investimenti, occupazione e sviluppo sostenibile nelle aree più svantaggiate del Paese. Si tratta di sgravio contributivo ossia all’abbattimento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro. L’agevolazione era stata inizialmente prevista durante il periodo della pandemia. Con il DL 104/2020. Successivamente la decontribuzione è stata confermata con la legge di bilancio 2021 (articolo 1, comma 161 e seguenti, legge n. 178/2020.
Gli obiettivi erano molto chiari: contenere gli effetti straordinari sull’occupazione determinati dalla pandemia in aree caratterizzate da gravi situazioni di disagio socioeconomico e garantire la tutela dei livelli occupazionali. A poter sfruttare la misura sono i datori di lavoro delle seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. L’agevolazione consiste in uno sconto del 30% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro con sede in uno dei territori citati. La misura del bonus scende al 20% dei contributi per gli anni 2026 e 2027, al 10% per il 2028 e 2029. Sono esclusi dallo sgravio i premi e contributi diretti all’Inail.
Come detto nella Legge di bilancio 2025 nel testo attualmente all’esame delle Camere è previsto lo stop anticipato dell’agevolazione contributiva. La Comunità Europea avrebbe autorizzato l’Italia a prorogare la misura agevolativa fino al 31 dicembre 2024. Tuttavia l’Italia avrebbe poi potuto richiedere un’ulteriore autorizzazione per il periodo successivo. L’autorizzazione serve in quanto l’agevolazione è considerata quale aiuto di Stato. Tuttavia, ci sono anche determinati aiuti che godono della c.d. esenzione e dunque non sono soggetti a notifica preventiva all’UE. Ma non è il caso di Decontribuzione Sud.
Il fatto che nel 2025 non sarà più possibile sfruttare l’agevolazione non significa che il Governo non ha pensato a nuove misure per agevolare l’occupazione al Sud. Infatti, sempre nel DDL di bilancio viene istituito un fondo con uno stanziamento di: 2.450 milioni di euro per l’anno 2025, 1.000 milioni di euro per l’anno 2026, 3.400 milioni di euro per l’anno 2027, 1.500 milioni di euro per l’anno 2028 e 750 milioni di euro per l’anno 2029. Queste risorse sono destinate a finanziare interventi volti a mitigare il divario nell’occupazione e nello sviluppo dell’attività imprenditoriale nelle aree svantaggiate del Paese.
Riassumendo.
- Stop Decontribuzione Sud: la Legge di Bilancio 2025 stabilisce lo stop dell’agevolazione contributiva per il Sud Italia a partire dal 1° gennaio 2025.
- Sconto contributivo fino al 2024: lo sconto sui contributi previdenziali per i datori di lavoro rimane in vigore solo fino al 31 dicembre 2024 per i contratti stipulati entro il 30 giugno 2024.
- Decisione UE: la decisione della Commissione Europea del 25 giugno 2024 ha autorizzato l’Italia a prorogare la Decontribuzione Sud solo fino alla fine del 2024.
- Nuovi fondi per il Sud: la Manovra introduce fondi significativi dal 2025 al 2029 per sostenere l’occupazione e gli investimenti nelle aree svantaggiate.
- Agevolazioni alternative: saranno previste nuove agevolazioni per l’acquisto di beni strumentali e il sostegno alle imprese nel Sud, rispettando le norme sugli aiuti di Stato dell’UE.